Cos'è l'arte?

Bambina in campagna

Quand’ero piccola, come tutti i bambini, disegnavo il cielo nel margine superiore del foglio e la terra in quello inferiore. 

Così, però, le persone avevano i piedi sulla terra e la testa nel vuoto: qualcosa non funzionava. 

C’era un cortocircuito, un problema che non riuscivo proprio a risolvere nella mia mente di quattrenne. Cos’è che non andava? Cosa non riuscivo a vedere? 

Avevo la fortuna di avere un papà elettricista per formazione, ottico per professione e pittore per vocazione. Un uomo semplice con la quinta elementare, le mani d’oro e tanta pazienza. Passavo i pomeriggi nel laboratorio dove lui montava le lenti e aggiustava gli occhiali, chiacchierando di tutto mentre riempivo fogli su fogli di disegni. 

Un giorno, che ricordo con chiarezza, mentre stavo disegnando la nostra famiglia in campagna, fece una pausa dalla mola che girava, si sedette vicino a me e mi spiegò che bisognava colorare tutto il foglio, un po’ con la terra e un po’ con il cielo, fino a farli riunire. Perché “il cielo e la terra si toccano all’orizzonte”. 

All’inizio non riuscivo a capire, pensavo: “Allora perché il cielo è tanto lontano che non lo si riesce mai a toccare?”

Ma le verità più grandi vivono nell’azione, non nel pensiero, e richiedono un atto di fiducia prima di essere comprese. 

Così iniziai a colorare, fidandomi di quella indicazione misteriosa, per vedere dove mi portava. Solo riempiendo il foglio di celeste e verde, istante dopo istante, raggiungendo le persone ora con la terra ora con il cielo, ho compreso che tutto funzionava, tutto era dove doveva essere. 

una verità più grande si faceva strada, non nella mente ma nel cuore: c’è un po’ di cielo sulla terra, c’è un po’ di terra su nel cielo. Continuando a camminare verso l’orizzonte raggiungeremo quell’infinito dove tutto è insieme. 

Quarant’anni più tardi, dopo una vita in cui la malattia si abbatté su di lui come una lunga tempesta, mio padre quell’infinito lo varcò, abbandonando le sofferenze della terra e lasciando a noi quel germoglio di cielo concepito dall’amore. Lasciandomi con l’insegnamento più prezioso ricevuto a quattro anni davanti a quel foglio bianco: il cielo e la terra si uniscono all’orizzonte, e anche se non lo riusciamo a toccare il paradiso è tutto intorno a noi. 

Questo è per me il senso di fare arte, nulla più. Nasce da persone semplici, vive nelle azioni e non nel pensiero, per condurci verso l’orizzonte di un più profondo sentire. Troppo spesso la leggo vicino a parole come business, marketing, collezionismo, élite. L’arte è troppo vera per essere così snob. È troppo ricca per essere misurata con i soldi. 


L’arte vive nel tempo delle albe e dei tramonti. È un ponte tra la terra e il cielo, tra il buio e la luce. 

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